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Il ruolo dell’associazionismo familiare

. Posted in Famiglia e Società

Riportiamo un intervento del Presidente Regionale del Forum delle Associazioni familiari del Piemonte. In esso è citato il Forum Provinciale che si è costituito l’8 ottobre scorso e di cui fa parte anche il Punto Familia.

Come i dati mostrano, la famiglia è sempre meno numerosa e aumenta il peso che ogni famiglia deve sostenere tra figli che arrivano sempre più tardi e genitori sempre più

longevi. Le riforme del sistema pensionistico ridurranno drasticamente quel welfare familiare che mi sembra oggi supplisca alla insufficiente offerta di servizi per l'infanzia  e gli anziani.

La famiglia fatica ad arrivare alla fine del mese, la povertà delle famiglie aumenta e sono soprattutto le famiglie con figli ad essere penalizzate.
Oltre ai tre milioni di poveri assoluti, ci sono Italia nel 2010 anche 8 milioni 272 mila poveri, il 13,8% dell'intera popolazione. Le famiglie colpite da questo tipo di povertà, chiamata in termini tecnici «relativa», sono 2 milioni e 734 mila (l'11% di quelle residenti). L'Istituto spiega che si tratta delle famiglie che non riescono a spendere più di 992,46 euro al mese ogni due componenti.

Una terza categoria, poi, sono i «quasi poveri», ovvero quelli che possono arrivare a spendere, in due, fino al 20% in più dei poveri, cioè tra 992,46 e 1190,95 euro. Sommandoli ai poveri, costituiscono una famiglia su cinque: il 18,6% dei nuclei (l'11% sono quelli poveri, il 7,6% quelli quasi poveri).
La povertà risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2009, sia quella relativa che assoluta, ma per alcune fasce della popolazione le condizioni sono peggiorate. Secondo l'Istat la povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati, ad esempio quelle dove c'è un anziano che vive con la famiglia del figlio (dal 18,2% al 23%), e di monogenitori (dall'11,8% al 14,1%). E la condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6% al 10,4%)
Il welfare familiare oggi è il vero ammortizzatore sociale per molte famiglie. I figli si rivolgono ai genitori per superare momenti di crisi, i giovani restano in famiglia sempre più a lungo, la disoccupazione giovanile al 2010 risultava al 27,9%, contro il 16 della media OCSE, e l'ingresso nel mondo del lavoro vede il 46,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni con un lavoro temporaneo.

Non stupisce allora il calo della natalità come indicatore sintetico di tutti quei fattori che rivelano la difficoltà di fare famiglia. Il numero di divorzi e separazioni in leggero, ma costante aumento segnala la difficoltà a fare famiglia una volta che sia sorta.
Il dato davvero preoccupante è che i bambini di oggi e di domani si troveranno a sopportare un carico sociale crescente perché disporranno di molti meno sostegni.

Questi sono i frutti avvelenati di un sistema che ha vissuto sulle spalle del futuro, garantendo in modo ottuso il presente senza preoccuparsi della sostenibilità a lungo termine del sistema, vedi il sistema pensionistico.
Sono anche i frutti di un clima pubblico poco favorevole al fare famiglia (pensiamo ai tempi del lavoro) e di un clima politico che tiene conto dell'interesse e dei desideri dei propri elettori, privilegiando ciò che può produrre risultati immediati: di conseguenza non c'è posto per una politica demografica e strutturale che ha bisogno di tempi lunghi, di certezze e di continuità e per una politica capace di guardare e costruire il bene comune.

Questi esiti possono essere facilmente attribuiti a questo o a quello schieramento politico. Io penso invece che anche  noi, Associazioni, famiglie e cittadini abbiamo avuto le nostre responsabilità.
Certo, il pregiudizio ideologico su famiglia, vita e libertà di scelta educativa lo percepiamo in modo forte, a volte nelle nostre parrocchie: manca  ancora la piena consapevolezza delle famiglie, dei presbiteri e degli amministratori locali, di quanto sia importante il ruolo della famiglia per la costruzione di una società solidale, attenta al bene comune, che tenga nel dovuto conto le generazioni future.

Credo manchi anche la consapevolezza che i valori non negoziabili, famiglia, vita, libertà di scelta educativa, siano in realtà, come precisato dal cardinale Bagnasco a Todi, i valori sorgente di una società. Valori visti come in contrapposizione rispetto al sociale, mentre costituiscono la fonte sorgiva dell’impegno nel sociale. 

Valori a volte utilizzati come strumento di lotta politica. Valori sui quali si è a volte creata una frattura ed una incomprensione nel nostro stesso mondo cattolico. Sono convinto che anche noi cattolici siamo stati vittime e, purtroppo collaboratori, di una politica da stadio che non si confronta sul merito delle questioni con l'attenzione al bene comune, trovando nella dottrina sociale della chiesa e nel vangelo il criterio di riferimento, e anche di comportamento.

La lezione di Todi è l'invito al mondo cattolico a contribuire ad ogni livello della cosa pubblica, nel pre politico e nel politico.

Il Dott. Belletti sempre a Todi così concludeva il suo intervento in qualità di Presidente del Forum nazionale delle Associazioni famigliari:
"Dopo vent’anni di seconda repubblica, troviamo una politica peggiore di quella che abbiamo lasciato. E soprattutto, troppa politica e troppa partitica. Il nostro primo servizio al bene comune di questo Paese non è prima di tutto la sostituzione della leadership, ma è e deve essere il progetto, la direzione, la vision. Per custodire il bene comune oggi non dobbiamo avere più potere nella politica, ma dobbiamo diminuire l’esorbitante sovraesposizione.

La crisi dice anche che parliamo troppo di politica e molto poco di economia, di interessi economici globali, e ancora meno di associazionismo, di impresa sociale, di quel capitale sociale vivo ed effervescente che noi siamo, come associazioni, come movimento cattolico. Meno politica e più società “civile”, verrebbe da dire, e dobbiamo convincere tutti i talk show che devono intervistare noi, prima dei politici, perché noi siamo il Paese che resiste, mentre tanta politica (non tutta, per fortuna) è il Paese che erode il capitale sociale ed economico delle nostre comunità.
“Non cerco una nuova Camaldoli, cerco una nuova opera dei Congressi. La mia proposta è quindi di non preoccuparci troppo delle mediazioni dirette con i partiti attuali, o delle prossime scadenze elettorali, né tantomeno dell’ipotesi di un nuovo partito “dei cattolici”, o per i cattolici, o “su ispirazione…”. Già la complessità della scelte delle preposizioni dice la difficoltà del discorso.
Preoccupiamoci invece di costruire, entro l’estate del 2012, una piattaforma progettuale su alcuni punti concreti (che non siano letteratura o cultura, ma priorità su cui sfidare la finanziaria del 2012 e i provvedimenti anticrisi, perché il Fattore Famiglia, per noi, non è impossibile perché c’è la crisi, ma anzi è tanto più necessario quanto più si è in tempi di crisi!"

L'invito vale anche per noi: che cosa possiamo fare, ciascuno nella propria Associazione o gruppo di riferimento?
Ritengo importante innanzitutto formarsi per raggiungere una maggiore competenza nelle materie che chiamano in causa la famiglia a livello istituzionale: penso ad esempio, ad una maggior capacità di leggere e interpretare i documenti legislativi della nostra città inerenti la famiglia, in modo da poter lavorare con le istituzioni a proposte concrete di miglioramento.
In secondo luogo, anche come Presidente del Forum delle Associazioni famigliari del Piemonte, vorrei invitare tutti a rinsaldare i legami, la rete tra noi. Solo una voce forte, unita potrà ottenere risultati a favore delle famiglie.
Un cambio di marcia, insomma, uscire dal silenzio, non per gridare nelle piazze, ma per ridare alla piazza il suo ruolo si spazio di confronto, di costruzione di pensiero, di elaborazione di proposte concrete e fattive.


Per concludere, vorrei qui ricordare le parole del nostro Arcivescovo, Mons. Cesare Nosiglia, che in occasione della nascita del Forum delle Associazioni famigliari della provincia di Torino così si è espresso:

“…occorre che le famiglie stesse diventino sempre più attive protagoniste del loro futuro superando apatie e disimpegni  e ricercando forza e vigore nell’unità di intenti e di proposte concrete da mettere in campo. Un’azione culturale e politica dal basso, dunque, che però risulterà vincente se sorretta dalla volontà di puntare a traguardi condivisi e perseguiti insieme .
Sì, ripartiamo dunque dalla famiglia  perché diventi soggetto non solo di cura pastorale ma di attiva e responsabile azione politica  nell’affrontare i problemi che le sono propri; allora troveremo le ragioni  per sperare e impostare il futuro della nostra Chiesa e del mondo. E’ la famiglia infatti che salverà il mondo, affermava Giovanni Paolo II”.

 

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