La vita è piacere, soddisfazione, senso di pienezza, mentre la non-vita è fatica, sofferenza, rinuncia, frustrazione, insoddisfazione, pianto, noia. Ma è vero?
Sembra di sentire la voce profonda e allegra dell’orso Baloo che grattandosi la schiena contro la ruvida corteccia di un albero placa il fastidioso prurito che lo tormenta, oppure dell’orso Joghi che con la bocca piena dei cibi saccheggiati al turista dicono soddisfatti: “questa sì che è vita”. E’ una espressione che ritroviamo anche sulla bocca di persone che rese euforiche dal divertimento, dagli scherzi, dai balli e forse anche dall’alcol, con gli occhi lucidi e il volto sorridente esclamano: “questa sì che è vita”. Senza volerlo danno una definizione della vita. Cos‘è la vita?Le domande più semplici sono sempre le più difficili e imbarazzanti. Ricordo quello che mi raccontava una psicologa. Un mattino era rimasta a letto per una fastidiosa influenza che l’aveva messa k.o. La figlioletta di quattro anni si era arrampicata accanto a lei per godersi il piacere del lettone e tra una capriola e l’altra improvvisamente si era messa di fronte alla mamma febbricitante e le aveva chiesto con la vocina squillante: “Mamma, cos’è la vita?” La giovane mamma era rimasta senza parola: come rispondere ad una bimba di quattro anni che chiede cos’è la vita? Dove trovare le parole adatte per definire o almeno raccontare la vita? Dopo qualche secondo di smarrimento si era ripresa e aveva risposto: “vedi, la vita è stare con papà e mamma, abbracciarli, saltare, incontrare i nonni e i cuginetti, giocare con i puffi, divertirsi come stai facendo adesso…” Le sembrava di aver dato una risposta sufficiente, perché la bimbetta dopo averla guardata per qualche secondo in silenzio si era rimessa a saltellare tranquillamente sul lettone. Il vivente “uomo”L’uomo si ferma a guardare se stesso, prende coscienza di essere un prodigio e si chiede stupito: cos’è l’uomo? È fragile e inconsistente come l’erba dei tetti, ma nello stesso tempo porta in sé tutta la perfezione dell’universo, perché tutto conosce, su tutto può estendere il suo potere, e su tutto può imprimere il segno della sua specifica vitalità. Rimaniamo colpiti dalle piramidi, dai monumenti storici, dalle opere d’arte pittoriche, scultoree, architettoniche, musicali, meccaniche, tecniche, organizzative; elenchiamo i fatti della storia e delle diverse civiltà a cuil’uomo ha dato origine, delle storie di amore e di solidarietà…e vediamo che la vita dell’uomo è una energia straordinaria che genera realtà straordinarie. Non esistono solo i Fidia, gli Omero, i Mozart, i Michelangelo Buonarroti, i Leonardo, da Vinci, i Dante, gli Shakespeare, gli Aristotele, i Platone, i grandi geni del pensiero, dell’arte, della tecnica, della scienza, della politica, ma esistono tutti gli uomini che sono capaci di scrivere con la loro vita storie di amore, di solidarietà, di relazioni creative e costruttive. Noi restiamo stupiti e ammirati nel vedere le opere straordinarie di questi giganti che svettano su tutta l’umanità, ma sappiamo che le opere più grandi della vita sono le opere ordinarie, quelle che sono alla portata di tutti. Sono gli atti di amore, di giustizia, di solidarietà, di cura e di assistenza, di tenerezza e affetto; sono gli atti con cui il vivente crea vita nuova. |
Il potere di produrre vitaCi siamo soffermati a riflettere su quello che la vita è perché quando si parla della vita si insiste sempre e solo sulla necessità di accoglierla, rispettarla, promuoverla, difenderla. Ed è giusto, perché la vita non sembra godere della sufficiente considerazione che merita. Anzi, sembra che l’uomo si accanisca contro la vita mettendo in atto la sua stessa vita contro la vita. Impedisce di nascere, di crescere, di esprimersi, di espandersi; utilizza la vita per annullare la vita. Paura del figlio?Oggi la società è contraria alla procreazione e fa di tutto per dissuadere l'uomo e la donna dal procreare. Sembra che abbia paura di questi piccoli batuffoli di vita dagli occhi che sorridono, che cercano il seno a cui attaccarsi per vivere, che agitano le piccole mani che non riescono ancora ad afferrare nulla ma che attendono di essere riempite di vita. Sono una ventata di freschezza che rianima la vita di una umanità dal volto sempre più rugoso, e invece sono considerati un pericolo. Procreare responsabilmenteAbbiamo già detto che la procreazione è l'azione più grande e più nobile che l'uomo possa produrre. Non c'è azione che la possa uguagliare. Ha veramente del miracoloso. Infatti con la procreazione non si produce una "cosa", o un'opera d'arte, o una macchina complessa e sofisticata; con la procreazione non si aggiunge vita a chi già sta vivendo. Con la procreazione si mette nell'esistenza una persona umana che prima non c'era. Si strappa dal buio del nulla una vita umana, cioè l’essere più perfetto che esista nell'universo dopo Dio. |
Imitare Dio nella procreazionePer questo se è vero che Dio si unisce all’uomo e alla donna quando decidono di procreare, è altrettanto vero che l’uomo e la donna quando decidono di procreare devono rivestirsi delle stesse qualità del Creatore. Quali sono queste qualità? Ne abbiamo già parlato in altre occasione e ci permettiamo di ricordarle ancora una volta. Sono cinque: l'unità, la consapevolezza, la libertà, la gratuità, la provvidenza. L'unitàLa prima condizione per procreare responsabilmente è l’unità della coppia, cioè che l’uomo e la donna siano diventati veramente - come dice la Parola di Dio - una sola vita. Il figlio, infatti, appena è uscito dell'utero materno ha bisogno di un secondo utero che è fatto non più di elementi fisici, ma del clima umano che papà e mamma gli costruiscono intorno volendosi bene: un clima di serenità di armonia, che dà al figlio sicurezza ed equilibrio. Non c'è nulla di più distruttivo per il figlio di due genitori che non vanno d'accordo. Il loro disaccordo diventa una lacerazione che apre nella sua vita ferite che è difficile rimarginare. E, al contrario, non c'è nulla di più bello e costruttivo nella vita del figlio che un papà e mamma che hanno amore e delicatezza l'uno per l'altro e che riversano questo loro affetto nella vita del figlio. La consapevolezzaDio sa quello che fa. Prima di creare un essere nella realtà, lo genera nella sua conoscenza e nel suo amore. Analogamente: l’uomo e la donna prima di concepire il figlio con l'atto fisico devono concepirlo col pensiero e col cuore. Il figlio deve essere il frutto di un desiderio che cresce nel loro cuore, come deve essere anche il frutto della consapevolezza che permette di capire cosa sia una creatura umana e cosa si aspetta da chi l’ha generata. Essere responsabili significa accoglierlo con tutta la sua vita e con tutte le sue esigenze. Il figlio non ha bisogno solo di pappe e pannolini. Ha bisogno soprattutto di presenza umana, di amore, di valori, di senso di vita. E' fisicità, psichicità, spiritualità, socialità, trascendenza: porta in sé la dignità di "immagine di Dio" e partecipa della Sua assolutezza. E' riduttivo limitarsi agli aspetti anatomo-fisiologici, ai meccanismi biologici della riproduzione e alle nozioni dello sviluppo fisico del neonato. La persona umana è molto di più delle sue esigenze fisiche. E i genitori devono possedere una conoscenza almeno implicita e intuitiva di questa ricchezza che attende di essere sviluppata. La libertàDio non è obbligato in alcun modo a creare. L'unico motivo che lo spinge a porre nell'esistenza altri esseri è l'amore, cioè il desiderio che altri partecipino della sua vita. Non può desiderare nulla perché ha già la pienezza della vita. Per questo Dio è l'unico essere che non ha mai un secondo fine in quello che fa. Fa tutto e solo per amore, senza aspettarsi nulla se non il bene della persona che ama. |
La gratuitàE' la qualità che in qualche modo riassume tutte le altre, perché‚ più di ogni altra rispetta il figlio e le sue vere esigenze. La procreazione deve essere un gesto caratterizzato dal massimo altruismo. Non si procrea il figlio per bisogno di vita, ma per ricchezza di vita. Come Dio, il quale non ci ha creati per ricavare qualcosa da noi, ma unicamente perché voleva che esistessimo e partecipassimo alla sua felicità. La provvidenzaDio crea. Ma poi non abbandona la sua creatura. La segue lungo tutto l'arco della sua vita con la sua presenza provvidente. Anche i genitori devono essere provvidenza per il figlio. Dopo la prima fase della procreazione che si conclude con la nascita, inizia la seconda grande fase che si prolunga nel tempo finché il figlio diventerà adulto e oltre ancora. I genitori non finiranno mai di seguire con trepido amore i loro figli nella vita. Quando - ad imitazione di Dio - la coppia è una, consapevole, libera gratuita, provvidente, allora può essere certa di procreare responsabilmente. Possiede le qualità che sono richieste per produrre la creatura più perfetta dell'universo: la persona umana, cioè l'essere intelligente e libero, che porta in sé lo splendore del volto di Dio. E tanto l’uomo quanto la donna e con loro il figlio possono dire con gioia: “Questa sì che è vita”. |