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Questa sì che è vita.

. Posted in Morale Familiare

La vita è piacere, soddisfazione, senso di pienezza, mentre la non-vita è fatica, sofferenza, rinuncia, frustrazione, insoddisfazione, pianto, noia. Ma è vero?

Sembra di sentire la voce profonda e allegra dell’orso Baloo che grattandosi la schiena contro la ruvida corteccia di un albero placa il fastidioso prurito che lo tormenta, oppure dell’orso Joghi che con la bocca piena dei cibi saccheggiati al turista dicono soddisfatti: “questa sì che è vita”. E’ una espressione che ritroviamo anche sulla bocca di persone che rese euforiche dal divertimento, dagli scherzi, dai balli e forse anche dall’alcol, con gli occhi lucidi e il volto sorridente esclamano: “questa sì che è vita”. Senza volerlo danno una definizione della vita.

Cos‘è la vita?

Le domande più semplici sono sempre le più difficili e imbarazzanti. Ricordo quello che mi raccontava una psicologa. Un mattino era rimasta a letto per una fastidiosa influenza che l’aveva messa k.o. La figlioletta di quattro anni si era arrampicata accanto a lei per godersi il piacere del lettone e tra una capriola e l’altra improvvisamente si era messa di fronte alla mamma febbricitante e le aveva chiesto con la vocina squillante: “Mamma, cos’è la vita?” La giovane mamma era rimasta senza parola: come rispondere ad una bimba di quattro anni che chiede cos’è la vita? Dove trovare le parole adatte per definire o almeno raccontare la vita? Dopo qualche secondo di smarrimento si era ripresa e aveva risposto: “vedi, la vita è stare con papà e mamma, abbracciarli, saltare, incontrare i nonni e i cuginetti, giocare con i puffi, divertirsi come stai facendo adesso…” Le sembrava di aver dato una risposta sufficiente, perché la bimbetta dopo averla guardata per qualche secondo in silenzio si era rimessa a saltellare tranquillamente sul lettone.
Ma noi adulti, possiamo essere soddisfatti da questa risposta? Abbiamo l’impressione che la parola “vita” faccia parte di quelle parole “sguscianti”, cioè che non riusciamo a definire, come le parole tempo, amore, sessualità, e mille altre ancora. Sant’Agostino diceva della parola “tempo”: se non me lo chiedi so cos’è, ma appena me lo chiedi non lo so più. Tutti sappiamo cos’è il tempo; ma se lo dovessimo spiegare al solito bimbo di quattro anni o anche ad un adulto ci troveremmo forse in difficoltà. Così è anche per la parola “vita”. So benissimo cos’è perché sono vivo e la vita è con me e in me da sempre. Ma se una persona mi chiedesse di darne una definizione forse mi troverei imbarazzato.
Se interroghiamo i vocabolari rimaniamo spiazzati. Il vocabolario dell’Istituto della Enciclopedia Italiana impiega più 60 righe per spiegarci cos’è la vita. Troppe. Se ci rivolgiamo ad altri vocabolari come il Conciso, il Devoto/Oli, il Palazzi e altri ancora troviamo definizioni molto diverse. Valga per tutti quella del Conciso: “Vita è l’insieme delle funzioni  naturali degli organismi viventi che comprende lo sviluppo, la conservazione, la riproduzione e le relazioni con l’ambiente circostante”. Dunque, oltre agli aspetti strettamente biologici è vita lo sport, il divertimento, l’arte, il pensiero, l’amore, la religione, la tenerezza, l’amicizia, la solidarietà, la politica, l’economia, il commercio, la tecnica, le diverse arti e professioni…e tutte le vicende e le storie che nascono da queste diverse espressioni della vita.

Il vivente “uomo”

L’uomo si ferma a guardare se stesso, prende coscienza di essere un prodigio e si chiede stupito: cos’è l’uomo? È fragile e inconsistente come l’erba dei tetti, ma nello stesso tempo porta in sé tutta la perfezione dell’universo, perché tutto conosce, su tutto può estendere il suo potere, e su tutto può imprimere il segno della sua specifica vitalità. Rimaniamo colpiti dalle piramidi, dai monumenti storici, dalle opere d’arte pittoriche, scultoree, architettoniche, musicali, meccaniche, tecniche, organizzative; elenchiamo i fatti della storia e delle diverse civiltà a cuil’uomo ha dato origine, delle storie di amore e di solidarietà…e vediamo che la vita dell’uomo è una energia straordinaria che genera realtà straordinarie. Non esistono solo i Fidia, gli Omero, i Mozart, i Michelangelo Buonarroti, i Leonardo, da Vinci, i Dante, gli Shakespeare, gli Aristotele, i Platone, i grandi geni del pensiero, dell’arte, della tecnica, della scienza, della politica, ma esistono tutti gli uomini che sono capaci di scrivere con la loro vita storie di amore, di solidarietà, di relazioni creative e costruttive. Noi restiamo stupiti e ammirati nel vedere le opere straordinarie di questi giganti che svettano su tutta l’umanità, ma sappiamo che le opere più grandi della vita sono le opere ordinarie, quelle che sono alla portata di tutti. Sono gli atti di amore, di giustizia, di solidarietà, di cura e di assistenza, di  tenerezza e affetto; sono gli atti con cui il vivente crea vita nuova.
La procreazione di un figlio è un fatto ancor più grande della costruzione delle piramidi o dello Shuttle che viaggia nello spazio. La vita ha il potere di rinnovare se stessa producendo altri esseri viventi. Ogni vivente è un anello della catena dei viventi che perpetua la vita nel tempo e nello spazio. Un Leonardo da Vinci è nato, è vissuto, ha prodotto cose straordinarie  perché sono vissuti tutti gli esseri che nel tempo hanno perpetuato la vita che è giunta fino a lui. Questo vale per qualunque genio e per qualunque uomo che ha fatto un camino nella storia. Se questa catena di viventi fosse stata ad un certo punto  interrotta oggi non avremmo il ricordo e l’opera di tutti quelli che ci hanno preceduto. Può sembrare una osservazione banale. Invece racchiude una grande verità: la vita riproduce se stessa attraverso i viventi. Ogni vivente possiede il potere straordinario di generare vita simile alla sua. Non solo vive, ma prolunga la sua vita facendo vivere e continua nel tempo il miracolo della vita. Distruggendo una vita si distrugge un capolavoro e si interrompe il flusso vitale che permette alla vita di perpetuare se stessa.

Il potere di produrre vita

Ci siamo soffermati a riflettere su quello che la vita è perché quando si parla della vita si insiste sempre e solo sulla necessità di accoglierla, rispettarla, promuoverla, difenderla. Ed è giusto, perché la vita non sembra godere della sufficiente considerazione che merita. Anzi, sembra che l’uomo si accanisca contro la vita mettendo in atto la sua stessa vita contro la vita. Impedisce di nascere, di crescere, di esprimersi, di espandersi; utilizza la vita per annullare la vita.
L’intelligenza e la libertà sono due delle tante espressioni della vita, e spesso il vivente le utilizza per inventare situazioni e strumenti di morte: dall’aborto all’eutanasìa; dalle guerre alle minacce atomiche, batteriche, chimiche; dai piani di limitazione delle nascite alle ingiustizie che dividono l’umanità in ricchi epuloni e in poveri lazzari. L’uomo si serve della vita per distruggere la vita. Per questo all’inizio di un qualunque discorso sulla vita  è necessario capire cos’è la vita per scoprirne tutta la ricchezza.
Si incomincia dal gesto che ha il potere di evocare la vita dal nulla: il procreare. Oggi è visto come un pericolo, mentre è il gesto più grande e più nobile che l’uomo possa esprimere. Anche le macchine più intelligenti e sofisticate che destano stupore e rendono l’uomo più potente sono un nulla di fronte alla creazione di un essere umano.

Paura del figlio?

Oggi la società è contraria alla procreazione e fa di tutto per dissuadere l'uomo e la donna dal procreare. Sembra che abbia paura di questi piccoli batuffoli di vita dagli occhi che sorridono, che cercano il seno a cui attaccarsi per vivere, che agitano le piccole mani che non riescono ancora ad afferrare nulla ma che attendono di essere riempite di vita. Sono una ventata di freschezza che rianima la vita di una umanità dal volto sempre più rugoso, e invece sono considerati un pericolo.
La stampa, quella che si diffonde capillarmente in ogni ambiente e che entra anche nelle nostre case, squalifica sistematicamente la procreazione. La presenta come un grosso pericolo sempre in agguato, dal quale l'umanità deve difendersi. E chi tenta di contrapporre altre idee viene subito liquidato come persona irresponsabile, priva del senso della realtà.
Forse anche noi siamo stati condizionati da queste idee. Infatti non è facile contrastare la cultura dominante. Le voci controcorrente non riescono a farsi strada nel traffico congestionato e rumoroso delle idee imperanti. C'è un colonialismo culturale dal quale è difficile liberarsi. L'unico modo per difendersi è quello di saper usare la propria testa, abituandosi a pensare in proprio. E forse in questa opera può essere di aiuto l'immagine di una madre e di un papà che stringono tra le braccia il figlio. Non c'è esperienza più ricca di vita e di amore di questa: l'amore diventa tenerezza, dedizione, protezione, sicurezza. Neppure l'amore tra uomo e donna possono eguagliare l'intensità di amore e di vita che è presente nel gesto col quale un genitore stringe al cuore il figlio. L'umanità non può privarsi di questa ricchezza. Ma per essere convinti del valore della procreazione dobbiamo prima cercare di capirne la ricchezza.

Procreare responsabilmente

Abbiamo già detto che la procreazione è l'azione più grande e più nobile che l'uomo possa produrre. Non c'è azione che la possa uguagliare. Ha veramente del miracoloso. Infatti con la procreazione non si produce una "cosa", o un'opera d'arte, o una macchina complessa e sofisticata; con la procreazione non si aggiunge vita a chi già sta vivendo. Con la procreazione si mette nell'esistenza una persona umana che prima non c'era. Si strappa dal buio del nulla una vita umana, cioè l’essere più perfetto che esista nell'universo dopo Dio.
Noi diciamo che ogni uomo porta in sé la bellezza e lo splendore del Volto di Dio. Se una macchina è il riflesso dell'intelligenza dell'uomo, e se l'opera d'arte esprime nel marmo o nella tela la bellezza che vive nel pensiero e nella fantasia dell'artista, il figlio oltre ad essere "immagine" dei suoi genitori è anche "immagine di Dio". E' questo che fa la grandezza della procreazione: fa esistere nell'universo l'essere che è "volto di Dio".
L'uomo e la donna dimenticano troppo spesso che quando decidono di generare un figlio coinvolgono direttamente anche Dio. La coppia non basta per creare una persona umana. Nel figlio c'è qualcosa che viene direttamente da Dio: la sua anima immortale. Per questo possiamo affermare che cielo e terra si mettono in movimento per procreare un essere umano. Quando l’uomo e la donna decidono di generare un figlio devono essere coscienti che stanno facendo qualcosa insieme a Dio. Devono pensare che - come diceva Metodio di Olimpio - stanno compiendo un'azione "alla quale lo stesso Creatore onnipotente non arrossisce di contribuire con le sue mani immacolate". E' il momento magico in cui Dio discende fisicamente nella vita delle sue creature per produrre insieme a loro una vita umana.


Imitare Dio nella procreazione

Per questo se è vero che Dio si unisce all’uomo e alla donna quando decidono di procreare, è altrettanto vero che l’uomo e la donna quando decidono di procreare devono rivestirsi delle stesse qualità del Creatore. Quali sono queste qualità? Ne abbiamo già parlato in altre occasione e ci permettiamo di ricordarle ancora una volta. Sono cinque: l'unità, la consapevolezza, la libertà, la gratuità, la provvidenza.
E necessario insistere su questo, perché è molto diffusa l'idea che tutti sono in grado di procreare e che per procreare in modo responsabile sia sufficiente verificare se esistono le condizioni economiche che permettono di mettere al mondo e mantenere un figlio. E' fuori dubbio che nella responsabilità entra anche la riflessione sulle condizioni economiche, come deve entrare anche la riflessione sullo stato di salute fisica e psichica della coppia. Ma non basta. Sono necessarie molte altre cose. Per esempio, verificare se si è veramente coppia; se si è consapevoli di cosa sia un figlio e cosa chiede un figlio per diventare persona umana; e se si posseggono o se si vogliono formare in sé (quando non si posseggono) le qualità che permettono poi di educare il figlio, cioè di formare una persona umana.

L'unità

La prima condizione per procreare responsabilmente è l’unità della coppia, cioè che l’uomo e la donna siano diventati veramente - come dice la Parola di Dio - una sola vita. Il figlio, infatti, appena è uscito dell'utero materno ha bisogno di un secondo utero che è fatto non più di elementi fisici, ma del clima umano che papà e mamma gli costruiscono intorno volendosi bene: un clima di serenità di armonia, che dà al figlio sicurezza ed equilibrio. Non c'è nulla di più distruttivo per il figlio di due genitori che non vanno d'accordo. Il loro disaccordo diventa una lacerazione che apre nella sua vita ferite che è difficile rimarginare. E, al contrario, non c'è nulla di più bello e costruttivo nella vita del figlio che un papà e mamma che hanno amore e delicatezza l'uno per l'altro e che riversano questo loro affetto nella vita del figlio.

La consapevolezza

Dio sa quello che fa. Prima di creare un essere nella realtà, lo genera nella sua conoscenza e nel suo amore. Analogamente: l’uomo e la donna prima di concepire il figlio con l'atto fisico devono concepirlo col pensiero e col cuore. Il figlio deve essere il frutto di un desiderio che cresce nel loro cuore, come deve essere anche il frutto della consapevolezza che permette di capire cosa sia una creatura umana e cosa si aspetta da chi l’ha generata. Essere responsabili significa accoglierlo con tutta la sua vita e con tutte le sue esigenze. Il figlio non ha bisogno solo di pappe e pannolini. Ha bisogno soprattutto di presenza umana, di amore, di valori, di senso di vita. E' fisicità, psichicità, spiritualità, socialità, trascendenza: porta in sé la dignità di "immagine di Dio" e partecipa della Sua assolutezza. E' riduttivo limitarsi agli aspetti anatomo-fisiologici, ai meccanismi biologici della riproduzione e alle nozioni dello sviluppo fisico del neonato. La persona umana è molto di più delle sue esigenze fisiche. E i genitori devono possedere una conoscenza almeno implicita e intuitiva di questa ricchezza che attende di essere sviluppata.

La libertà

Dio non è obbligato in alcun modo a creare. L'unico motivo che lo spinge a porre nell'esistenza altri esseri è l'amore, cioè il desiderio che altri partecipino della sua vita. Non può desiderare nulla perché ha già la pienezza della vita. Per questo Dio è l'unico essere che non ha mai un secondo fine in quello che fa. Fa tutto e solo per amore, senza aspettarsi nulla se non il bene della persona  che ama.
L’uomo e la donna non posseggono una simile libertà. Anche dal procreare si aspettano qualcosa, ed è la bellezza e la gioia di avere un figlio che con loro condivida tutta la vita. Tuttavia, se all’uomo e alla donna è impossibile avere la stessa libertà che Dio possiede quando decide di procreare, devono almeno escludere dalla loro decisione ogni tipo di costrizione interiore ed esteriore. Sembra strano, ma ancora oggi esistono forti condizionamenti che inducono la coppia a procreare o a non procreare. E se nel passato questi persuasori occulti inducevano a procreare (es. procreare per dimostrare la propria virilità, o per rivalutare la propria persona agli occhi degli altri, o per moltiplicare la forza lavorativa della famiglia, ecc.), oggi invece i condizionamenti inducono piuttosto a non procreare (timore che il figlio diventi un peso che altera la vita di coppia, paura e sfiducia nel futuro, paura di una disapprovazione da parte dell'ambiente, egoismo, ecc.).
L'uomo deve essere sempre libero nelle sue decisioni. Ma quando si tratta di porre nell'esistenza una vita che ancora non esiste, la libertà deve essere massima. Deve essere addirittura gratuità.

 

La gratuità

E' la qualità che in qualche modo riassume tutte le altre, perché‚ più di ogni altra rispetta il figlio e le sue vere esigenze. La procreazione deve essere un gesto caratterizzato dal massimo altruismo. Non si procrea il figlio per bisogno di vita, ma per ricchezza di vita. Come Dio, il quale non ci ha creati per ricavare qualcosa da noi, ma unicamente perché voleva che esistessimo e partecipassimo alla sua felicità.
L’uomo e la donna non possono uguagliare l'assoluta gratuità di Dio; ma devono almeno svestirvi di quella mentalità che porta a pensare il figlio come proprietà dei genitori. Khalil Gibran nella sua splendida poesia sui figli dice: "i vostri figli non sono vostri...e anche se sono con voi, essi non vi appartengono", perché - aggiungeva - appartengono alla Vita. Ogni volta che i genitori prendono un atteggiamento di possesso sul figlio e vogliono farlo a immagine dei loro desideri o dei loro bisogni, impoveriscono la vita del figlio. E di riflesso impoveriscono anche la loro vita; perché il figlio può riverberare sui genitori la ricchezza della sua vita solo quando è aiutato ad essere se stesso, e a svilupparsi e ad esprimersi nella linea del proprio essere. Ogni tipo di asservimento, anche nel rapporto genitori-figli, porta ad un calo di umanità.

La provvidenza

Dio crea. Ma poi non abbandona la sua creatura. La segue lungo tutto l'arco della sua vita con la sua presenza provvidente. Anche i genitori devono essere provvidenza per il figlio. Dopo la prima fase della procreazione che si conclude con la nascita, inizia la seconda grande fase che si prolunga nel tempo finché  il figlio diventerà adulto e oltre ancora. I genitori non finiranno mai di seguire con trepido amore i loro figli nella vita.
Sarà un compito proprio dei genitori. Altri potranno aiutarli, ma non potranno mai sostituirli. Per questo è inaccettabile la posizione di coloro che procreano senza prima aver esaminato se possono essere provvidenza ai propri figli. Questo esame oggi deve essere più accurato che nel passato, quando l’educazione dei figli era per certi aspetti più facile, perchè la vita si svolgeva con una continuità di principi e di valori e con una essenzialità di bisogni che riducevano enormemente la fatica e il "costo" umano, economico, psicologico, pedagogico, morale, religioso del figlio.
Oggi l'essere provvidenza per i propri figli è diventato più difficile, perché tutta la vita è diventata più complicata. Basti pensare alle più complesse situazioni di lavoro e di alloggio, come pure alle accresciute esigenze indotte da una società consumistica, e soprattutto al pluralismo ideologico che rende più delicata e complessa l'educazione ai valori.
E dovranno farlo con la stessa saggezza e delicatezza di Dio, il quale aiuta l'uomo a crescere promuovendone lo sviluppo nella libertà. E uno dei punti più delicati e difficili da realizzare. Infatti è fortissima nei genitori la tentazione di piegare i figli ai loro desideri. Non è facile giungere alla convinzione vissuta che essere "provvidenza" per il figlio non significa dargli tutto o pretendere che il figlio sia come i genitori lo vogliono.

Quando - ad imitazione di Dio - la coppia è una, consapevole, libera gratuita, provvidente, allora può essere certa di procreare responsabilmente. Possiede le qualità che sono richieste per produrre la creatura più perfetta dell'universo: la persona umana, cioè l'essere intelligente e libero, che porta in sé lo splendore del volto di Dio. E tanto l’uomo quanto la donna e con loro il figlio possono dire con gioia: “Questa sì che è vita”.