Mercoledì, 15 Gennaio 2014 16:59

E la storia continua

Scritto da p. Giordano Muraro o.p.
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Il  nostro padre Muraro, memoria storica del Punto Familia, continua la ricostruzione di questi cinquant’anni di vita dell’Associazione, evidenziandone le radici che affondano nel contesto socio-culturale.

 

Pemessa
Diceva De Gaulle che nulla è più definitivo del provvisorio. Mi venivano in mente queste parole ripensando al modo con cui ero entrato nella storia del Punto Familia. Suor Germana e padre Ferrua, che avevano dato inizio alla vita del Centro di Preparazione alla Famiglia con i corsi di preparazione al matrimonio, avevano chiesto la mia collaborazione per un anno, dovendo il padre Ferrua recarsi a Parigi per specializzarsi in liturgia all’Institute Chatolique. Questo anno dura ancora oggi. Il padre Ferrua dopo qualche anno lasciò il Centro di Preparazione alla Famiglia, per motivi di salute e di insegnamento, e il sottoscritto continuò il suo “precariato” con suor Germana, realizzando così il motto di De Gaulle.
La stessa cosa era capitata al padre Ruggero Cipolla, francescano. Era superiore nel convento di Sant’Antonio e gli era stato chiesto di fare il cappellano della carceri negli anni della guerra civile, per il tempo necessario per trovare un cappellano definitivo. Questa provvisorietà è durata per tutto il resto della sua vita. Cito questo esempio perché nella seconda parte di Costruire in due incontreremo questa figura di francescano e vedremo l’importanza che ha avuto nella storia della nostra Associazione. Ed è a motivo di questo “precariato definitivo” (una contradictio in terminis, come le parallele convergenti) che mi è stato chiesto di raccogliere i ricordi dei cinquant’anni e di lasciarli a chi oggi continua questa opera e a tutti quelli che sono passati per questa opera. Lo faccio, cercando di ricostruire con la memoria che mi ritrovo a 82 anni (non ho mai tenuto un diario) i fatti e le opere di questo nostro Punto Familia.

Nuovo contesto sociale
Il decennio ‘70 e gli anni successivi sono pieni di avvenimenti. Anche per la famiglia. L’Europa è scossa profondamente dalla guerra del Kippur che fa balzare in alto il prezzo del petrolio e dà inizio ad un tempo di recessione che colpisce in modo particolare le famiglie e le costringe a rivedere il loro standard di vita relativamente alto. L’Italia è sconvolta dalla strategia della tensione e dalla Brigate Rosse. Nel 1978 una notizia lascia stupefatti: nasce la prima bimba in provetta, Luoise Browne. Muore Paolo VI (l’autore dell’enciclica “Humanae Vitae”) e gli succede Giovanni Paolo I, e dopo un mese Giovanni Paolo II che dedicherà molti dei suoi interventi al tema della famiglia. È durante il suo pontificato che si svolgerà nel 1980 il Sinodo sulla famiglia e verrà presentata l’Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio” (1981), una sintesi del pensiero della Chiesa sulla natura e missione della famiglia.
La famiglia risente di tutti questi avvenimenti. I sociologi adesso parlano di “famiglia problema” che segue ai modelli di famiglia degli anni precedenti indicati come “famiglia ricostruttiva”, “famiglia accumulativa”, “famiglia del benessere”. Il benessere aveva portato un elevato tono di vita, con un “pacchetto standard” di beni di consumo chiaramente definiti e ricercati da ogni famiglia anche con il sacrificio del doppio lavoro o del lavoro in nero (“economia sommersa”) e con il lavoro della donna; ma il benessere è accompagnato da non pochi problemi nel mondo dei valori e delle relazioni interpersonali, anche nell’ambito familiare. In Italia si diffonde il divorzio, la contraccezione, l’aborto, e inizia il disamore dei giovani per la famiglia. Si sente la necessità di riformare il diritto di famiglia (1975), per accogliere le giuste istanze di parità tra uomo e donna e le nuove esigenze espresse nei “diritti dei minori”, che si ripercuotono anche nel rapporto genitori-figli. Per la famiglia divenuta problematica si avverte la necessità di creare un servizio apposito per sostenerla e aiutarla, e si istituiscono i consultori familiari (1975), che vorrebbero essere uno dei servizi del welfare rivolto alla famiglia.
Capita anche alla famiglia quello che capita in genere. Si dice che fa più rumore un albero che cade che un bosco che cresce. Anche la famiglia degli anni ’70 e ’80 e oltre “fa rumore” perché è in crisi. Adesso che è in crisi viene fatta oggetto di studi, ricerche, sondaggi, diventa materia di insegnamento e oggetto di trasmissione televisive. Per la prima volta si instaura la cattedra di sociologia della famiglia. Si parla sempre più di famiglia, perché forse ce n’è poca e sta scomparendo, come in tempo di guerra si parlava molto di pane perché non ce n’era. Si parla di famiglia sul viale del tramonto e si inizia a proporre nuovi modelli di coppia e di famiglia.
Il Punto Familia si è mosso in questo nuovo contesto, continuando ad affiancarsi ai giovani, alle coppie e alle famiglie nella preparazione, sostegno, aiuto nell’impresa di fare famiglia.

Cronaca del Punto Familia
Il 1975 è un anno importante per la famiglia in Italia. Viene presentata la riforma del diritto di famiglia. Finalmente la legge accoglie il desiderio diffuso e la prassi abbastanza diffusa riguardanti due punti cardine della vita di coppia e di famiglia: la parità tra uomo e donna nella gestione della vita coniugale e genitoriale, e il dovere di tener conto delle inclinazioni del figlio nel processo educativo. Sono due acquisizioni importanti per l’impostazione di un nuovo modo di fare coppia e famiglia.
Nello stesso anno esce la legge sui consultori. Si prende atto che la famiglia è in crisi. La legge sul divorzio non ha migliorato le cose, anzi da molti è stata interpretata non come la possibilità di uscire da una vita impossibile, ma come l’occasione per tentare un rapporto affettivo nuovo quando il precedente è diventato problematico. Le separazioni aumentano in modo preoccupante. Il legislatore sente finalmente il bisogno di creare un servizio che prenda in carico non solo le persone in genere, ma le persone viventi in famiglia e addirittura tutto il nucleo familiare, e vara la legge istitutiva dei Consultori familiari. È la prima volta che in Italia si crea un servizio per le persone che vivono in famiglia e per la stessa famiglia. Ma i Consultori nascono male. La legge prevede almeno tre figure professionali, il medico, lo psicologo e una figura paramedica. Non basta che abbiano la laurea o il diploma; è necessario che siano specializzati in questo campo. In Italia non esistono figure specializzate in questo ambito e la legge non dice nulla sulla creazione di iniziative per formarle. Come al solito si fanno leggi e non si guarda se esistono le persone e i mezzi per attuarle. Conseguenza? Gli operatori dell’ONMI (Opera nazionale maternità e infanzia) vengono promossi operatori di consultorio e – per la mancanza di fondi necessari - nella maggior parte dei casi (compresa la città di Torino) gli operatori vengono ridotti alla sola figura del medico per rispondere alle domande di contraccezione e aborto, svuotando così il significato del consultorio familiare.
Per questo ci attiviamo e organizziamo un corso a livello nazionale per la formazione dei consulenti familiari, una figura che in altri stati era molto diffusa. Ci siamo rivolti ai Centri di consulenza francesi, e la sua Presidente Michelle Colin accetta di tenere un corso di formazione, insieme ad una équipe di psicologi torinesi. Nasce così il primo corso in Italia per la formazione di consulenti familiari. Una quarantina di persone provenienti dall’Italia settentrionale e centrale partecipa a questo primo corso residenziale che si svolge a Castiglione Torinese e viene ripetuto negli anni successivi.
Agli operatori mancava ancora una cosa: non bastava avere dei singoli professionisti preparati per esercitare una consulenza coniugale e familiare e affiatati tra di loro, ma era necessario che questi nostri professionisti sapessero lavorare in équipe e confrontarsi e aiutarsi sul modo di condurre i casi. Ecco allora la necessità di incontri di tutti gli operatori del nostro consultorio – una quindicina di professionisti – che tutti i giovedì per molti anni si riuniscono per confrontarsi sul modo di condurre i casi e per allenarsi a vedere il caso non solo sotto l’aspetto della propria professionalità, ma nella globalità della persona. Si prende in carico la persona e non l’aspetto problematico della persona, anzi per capire l’aspetto problematico è necessario acquisire l’abilità di vederlo nell’insieme della persona. Oggi queste idee sembrano ovvie ma in quel tempo, quando si muovevano i primi passi nell’esercizio della terapia di coppia e di famiglia, la terapia centrata sul cliente, l’approccio interdisciplinare al caso, i diversi approcci terapeutici nel mondo delle relazioni coniugali e familiari, la supervisione, la formazione permanente erano vere novità da acquisire gradualmente.
rivista costruire in due 2013-12Per questo il Punto Famila ha sentito la necessità di allargare i corsi di formazione, e oltre ai corsi per la formazione di consulenti familiari ne ha attivati altri: i corsi sul primo colloquio, sulla terapia rivolta all’intero gruppo familiare, sulla mediazioni familiare, sulla terapia sistemica. Si è così formato un nuovo e intenso filone di attività del Punto Familia, che insieme ai corsi di pastorale familiare aveva come scopo di “formare i formatori”, per evitare il pericolo di affidare compiti specifici a professionisti generici, e che ha messo il Punto Familia tra i primi centri di formazione in Italia. Non solo: ma è nata col tempo la necessità di organizzare una attività di formazione permanente di questi operatori. Ecco allora la proposta di seminari per gli addetti ai lavori, tenuti da specialisti italiani e stranieri. Tra questi i workshop dei due fondatori della scuola di Palo Alto, Carlos E. Sluzki e Paul Watzlawick.
È stato un momento straordinario di crescita che ha permesso di trasformare sempre più i molti operatori del Punto Familia in una équipe affiatata e preparata a lavorare insieme per il bene del singolo, della coppia, della famiglia. In questo lavoro sono stati di grande aiuto alcuni nostri professionisti provenienti dal mondo scout, e già abituati a lavorare in équipe e a mettersi in discussione.

Oggi questo filone di attività si è quasi completamente estinto. Si sono formate nel tempo le scuole per operatori familiari, ed era inutile tenere in vita una scuola che si stava diffondendo un po’ ovunque. In particolare i corsi per consulenti finirono perché la legge italiana non prevedeva questa figura nei consultori a avremmo preparato persone che non avrebbero avuto poi uno sbocco operativo.

Tra i personaggi celebri che sono passati come formatori o visiting professor ricordiamo con particolare simpatia il Cardinale di Torino padre Michele Pellegrino. Era un nostro estimatore e buon amico e accettò di buon grado di tenere delle conferenze al nostro Centro. Lo aveva visitato fin dai primi tempi e si teneva informato sulle nostre attività. I temi sviluppati in questi incontri sono stati in seguito raccolti in un numero speciale di Costruire in due. Il rapporto con la diocesi e anche con il vescovo sono stati sempre buoni, anche se la nostra posizione dichiarata era quella espressa nella frase: “siamo nella diocesi, ma non della diocesi”, cioè siamo a servizio anche della diocesi e teniamo conto dei piani pastorali, ma mantenendo la nostra libertà. Era il principio che permetteva di muoversi con grande agilità e tempestività nei confronti di una società in continua evoluzione con problemi sempre nuovi anche per la famiglia. Ed è proprio per mantenere questa agilità che non abbiamo mai scelto di far parte di sigle particolari, specialmente quando non ne condividevamo l’impostazione e la finalità, pur offrendo sempre la nostra collaborazione a tutti, come è avvenuto nei confronti dell’UCIPEM (Unione dei consultori italiani prematrimoniali e matrimoniali), del CIS (centro italiano di sessuologia), del Gruppo permanente per la pastorale matrimoniale, degli Uffici famiglia diocesano, regionale e nazionale. Non solo, ma anche con enti e servizi pubblici che conoscevano e apprezzavano il nostro modo di operare. Abbiamo preferito restare “cani sciolti senza collare” parafrasando il detto di Cesbron, per cui non abbiamo mai fatto parte di sigle pur collaborando con tutti.

via-casalis-72Il trasferimento in via G. Casalis
Ormai era impossibile continuare a gestire le molte iniziative nei locali divenuti troppo stretti di via Piave 14. Si sentiva il bisogno di trovare una sede più ampia per ospitare tutte le nostre attività. E la Provvidenza ci è venuta in aiuto attraverso i genitori di Lorenzo Viale, (parleremo a parte di questo giovane che ha dato la vita per la patria) che in ricordo del figlio avevano lasciato alla Diocesi i loro beni, da destinare in parte ad un’opera rivolta all’educazione dei giovani. Questa opera fu individuata dall’esecutore testamentario, don Alberto Cavarero, nel Punto Familia. Una palazzina in via Goffredo Casalis 72, nella zona dell’attuale cittadella giudiziaria, fu ristrutturata e consegnata alla Diocesi, che la diede al Punto Familia in comodato. L’occasione che ci veniva offerta era veramente la risposta a quanto inutilmente cercavamo. Abbiamo pensato che questo fosse un segno di Dio che confermava a modo suo la validità dell’opera che stavamo portando avanti. E lo abbiamo ringraziato di cuore. Ora potevamo avere finalmente la sede adatta per organizzare e portare avanti le attività del Punto Familia.
La palazzina comprende un interrato che è stato trasformato in salone per gli incontri; un piano rialzato per l’accoglienza, la direzione, la sala lavoro e la cucina, regno di suor Germana; il primo piano riservato tutto al consultorio e ad un piccolo salone per la biblioteca; il terzo piano, con una piccola cappella e l’alloggio per suor Germana, la custode fedele e sempre disponibile all’accoglienza, e per le sue consorelle; la mansarda per gli incontri che richiedevano maggior silenzio e raccoglimento.
All’inaugurazione - avvenuta l’8 marzo 1978 - erano presenti il cardinale di Torino Anastasio Ballestrero, il sindaco di Torino Diego Novelli (si sono incontrati per la prima volta in questa circostanza) e personalità varie. Ma ricordiamo in particolare Viki Rosboch, la fidanzata di Lorenzo Viale che era rimasta fedele al suo Lorenzo e aveva voluto essere presente nel giorno in cui ufficialmente si ricordava l’uomo che aveva amato e che continuava ad amare.
Con la nuova sede si pensò di cambiare anche la denominazione e il logo della nostra opera, perché corrispondesse maggiormente alla sua realtà. Il compito fu affidata allo studio Tede che aveva sempre curato la pubblicità delle nostre diverse attività. Fu scelta la denominazione PUNTO FAMILIA (senza la g, alla latina) con l’immagine di due gocce unite in coppia: immagine ampiamente diffusa (e copiata!).

Fare cultura
Il Punto Familia voleva essere non solo un centro che svolgeva attività, ma anche un centro che faceva cultura. Per questo si era impegnato a sviluppare un filone di iniziative che attraverso incontri, conferenze, dibattiti per gruppi ristretti o in conferenze cittadine presentasse e mettesse in discussione problemi che agitavano la vita della famiglia. Il sogno era anche quello di mettere le persone che frequentavano il nostro centro in grado di assorbire non solo i principi di una sana formazione alla vita di coppia e di famiglia, ma anche di diventare diffusori delle idee e delle convinzioni che maturavano in modo critico nella partecipazione alla vita del nostro centro.
All’inizio si pensò ad una rivista. “Costruire in due” inizia nel 1967 in modo sporadico nella forma di un foglio di informazione. Ma nel 1969 diventa un periodico con cadenza mensile (oggi quadrimestrale), con una tiratura di cinquemila copie. Diventa un organo di informazione e di formazione permanente per le nostre coppie e si inserisce nel dibattito nazionale dei temi che investono la famiglia. È apprezzato e viene citato nell’elenco delle riviste rivolte alla famiglia. Numeri speciali vengono dedicati ai dibattiti sul femminismo, sulla educazione sessuale, sulla formazione di consultori, sui diritti dei minori, sull’aborto… Col tempo il filone culturale si amplia e diventa una serie di pubblicazioni e ancor più collaborazione a giornali e a riviste specializzate sulla famiglia. Ricordiamo La famiglia (La Scuola. Brescia), Famiglia oggi (Paoline), Vita Pastorale (Paoline), Rivista di catechesi (Elledici), Famiglia domani (Elledici), Famiglia in dialogo, Il Nostro tempo, e altre ancora. Tra i libri ricordiamo le pubblicazioni di:

- Suor Germana Consolaro, in particolare Quando cucinano gli angeli e l’Agenda di suor Germana, che hanno avuto un successo editoriale non solo nazionale, ma internazionale;
- P. Muraro Giordano, Prometto di esserti fedele sempre, I divorziati risposati nella comunità cristiana, C’era una volta la famiglia, Amarsi e sposarsi nel Signore, Morale familiare.
- Castello Domenico, Chiacchiere col pediatra
- Costa Rosina e Gino, Progetto coppia, L’arte di comunicare in famiglia, S.O.S. coppia, Nonnità.
- Redigolo Giampaolo, Per il gusto di vivere, Diario minimo di un padre
- Losana Ottavio, Il sesso per forza?,
- Busso Pasquale – Stradoni Paola, Come comunicare con gli altri
- Revelli Emanuele-Biella Milvia, Parto dolce
- AA.VV. (tutti operatori del PF diretti da Giampaolo Redigolo), Il libro della famiglia
Con le Editrici Elledici e Paoline abbiamo creato un video sulla preparazione dei giovani al matrimonio.
Con il Comune di Torino abbiamo curato una Indagine sulla famiglia cattolica in Torino, coordinata dai sociologi Franco Garelli e Giampaolo Redigolo, i cui risultati vennero presentati in una conferenza pubblica e pubblicati nella rivista La Famiglia.
Una attività tutta particolare è stata la intensa collaborazione con l’Ordine dei Padri Trinitari spagnoli per la beatificazione di Elisabetta Canori Mora, avvenuta nel 1994 ad opera di Giovanni Paolo II, insieme a Gianna Beretta Molla, due spose e mamme, eroiche l’una nella fedeltà l’altra nella fecondità. Il padre Muraro ne curò la causa e Giampaolo Redigolo ne scrisse la biografia.

Nel 1990 il Punto Familia diventa ufficialmente una Associazione senza scopo di lucro, approvata dalla Regione Piemonte. Era già stato riconosciuto dalla Regione Piemonte nel 1976 il suo consultorio. Ora il riconoscimento viene dato a tutte le attività. Il passaggio è stato un momento importante nella vita del Punto Familia e ha segnato forse il momento del suo massimo fulgore. Ne parleremo nel prossimo numero, a conclusione di questa carrellata sulla vita della nostra Associazione.

La storia di un amico benefattore: Lorenzo Viale.
Quando si entra al Punto Familia lo sguardo cade istintivamente su un busto bronzeo che campeggia sulla parete dell’entrata. È il busto di Lorenzo Viale. Chi era? Un ufficiale dell’esercito italiano che dopo l’8 settembre era ritornato dalla Francia in Italia, e aveva ripreso il lavoro di ingegnere alla FIAT. Qui teneva i contatti con i partigiani delle valli di Lanzo. Fu scoperto, imprigionato, condannato a morte e fucilato al Martinetto.
I genitori erano dei piccoli imprenditori e alla loro morte lasciarono al Torino/Chiese tutto il loro patrimonio, con la clausola che si creasse un’opera che ricordasse il loro unico figlio Lorenzo e il suo sacrificio per la Patria.
Abbiamo pensato che fosse utile riportare la lettere che Lorenzo scrisse la notte prima di morire. Si parla di patria, di sacrificio per la libertà dell’Italia, di amore, di valori cristiani e di profondi sentimenti umani. Sono l’eredità che Lorenzo ci lascia insieme alla sede in cui continuiamo ad aiutare i giovani a realizzare quel sogno che non ha potuto realizzare. Premettiamo la lettera con la quale il cappellano del carcere, padre Ruggero Cipolla, racconta ai genitori con sofferta delicatezza le ultime ore di vita del figlio Lorenzo; seguono due lettere di Lorenzo, una ai genitori e l'altra alla fidanzata.

Letto 518502 volte Ultima modifica il Mercoledì, 15 Gennaio 2014 18:32
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57991 commenti

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